Volodyk - Paolini2-Eldest Страница 14

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Roran trattenne il fiato nell'avvicinarsi all'ignaro soldato. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, mentre il suo corpo era scosso da un fremito di energia. Si appostò tremante dietro l'angolo di una casa, e attese che Horst gli desse il segnale. Aspetta.

Aspetta.

Con un ruggito, Horst uscì allo scoperto, guidando la carica nell'accampamento. Roran scattò in avanti, mulinando il martello, e colpì la sentinella su una spalla con uno schianto secco.

L'uomo ululò di dolore e lasciò cadere l'alabarda.

Barcollò mentre Roran gli colpiva le costole e la schiena. Roran levò ancora il martello, e l'uomo indietreggiò atterrito, strillando aiuto.

Roran si lanciò all'inseguimento, gridando parole incoerenti. Piombò su una tenda, calpestando tutto ciò che vi era all'interno, poi colpì la calotta di un elmo spuntato da un'altra tenda. Il metallo risuonò come una campana. Roran quasi non si accorse di Loring che gli passava accanto danzando: il vecchio gracchiava e fischiava nella notte mentre infilzava i soldati con un forcone. Dappertutto era una confusione di corpi che lottavano.

Girando su se stesso, Roran notò un soldato che tentava d'incordare l'arco. Si slanciò all'attacco e calò il martello d'acciaio sull'arco, che si spezzò come un fragile rametto. Il soldato fuggì a gambe levate.

I Ra'zac uscirono dalla tenda con le spade sguainate, emettendo orribili grida stridule, ma non ebbero il tempo di attaccare perché Roran liberò i cavalli e li incitò a galoppare verso le due figure spettrali. I Ra'zac si divisero per poi riunirsi, ma furono travolti dalla massa di cavalli in fuga.

E poi finì.

Roran ansimava nel silenzio, il martello ancora stretto in pugno. Si avviò fra i mucchi calpestati di tende e coperte in cerca di Horst. Il fabbro sogghignava sotto la barba. «È stata la rissa migliore che mi sia capitata da anni.» Alle loro spalle, Carvahall prendeva vita mentre la gente cercava di scoprire la fonte del trambusto. Roran vide accendersi le lanterne dietro le persiane chiuse, poi si volse nell'udire singhiozzi soffocati.

Il ragazzo, Nolfavrell, era inginocchiato sul corpo di un soldato e lo pugnalava al petto con metodica ferocia, mentre le lacrime gli gocciolavano dal mento. Gedric e Albriech accorsero e lo sollevarono di peso dal cadavere. «Non sarebbe dovuto venire» disse Roran.

Horst si strinse nelle spalle. «Era suo diritto.»

Può darsi, ma l'uccisione di un uomo dei Ra'zac ci renderà ancor più difficile liberarci dai profanatori. «Dobbiamo innalzare barricate lungo la strada e fra le case, per non farci cogliere di sorpresa.» Passando in rassegna gli uomini in cerca di feriti, Roran vide Delwin con un lungo taglio sanguinante sul braccio, che si accingeva a fasciare con un lembo stracciato di camicia.

Horst riorganizzò il gruppo gridando ordini. Mandò Albriech e Baldor a recuperare il carro di Quimby dalla fucina, e spedì i figli di Loring e Parr a setacciare Carvahall in cerca di qualunque oggetto utile per difendere il villaggio. Mentre parlava, la gente cominciò a radunarsi ai bordi del campo, venuta a vedere cosa restava dell'accampamento dei Ra'zac e il soldato morto. «Cos'è successo?» gridò Fisk.

Loring si fece avanti e guardò il carpentiere negli occhi. «Cos'è successo? Te lo dico io cos'è successo! Abbiamo scacciato quei sacchi di escrementi... li abbiamo colti di sorpresa e scacciati come cani rognosi!» «Avete fatto bene!» La voce decisa apparteneva a Brigit, una donna dai capelli castani che si stringeva Nolfavrell al petto, ignorando il sangue che gli imbrattava il viso. «Meritano di morire come codardi per la morte di mio marito.» Gli abitanti del villaggio mormorarono parole di approvazione, ma intervenne Thane. «Sei impazzito, Horst? Anche se sei riuscito a scacciare i Ra'zac e i loro soldati, Galbatorix ne manderà qui molti altri. L'Impero non si arrenderà finché non avrà messo le mani su Roran.»

«Avremmo dovuto consegnarlo» grugnì Sloan.

Horst alzò le mani. «Può darsi. Nessuno vale più di tutta Carvahall. Ma se consegnassimo Roran, sei davvero convinto che Galbatorix ci risparmierebbe per la nostra resistenza? Ai suoi occhi siamo tali e quali ai Varden.» «Ma allora perché avete attaccato?» disse Thane. «Chi ti ha dato l'autorità di prendere una simile decisione? Ci hai condannati tutti!»

Questa volta rispose Brigit. «Gli avresti permesso di uccidere tua moglie?» Posò le mani sul volto del figlio, poi mostrò i palmi insanguinati, come un'accusa. «Gli avresti permesso di bruciarci tutti?... Ma che razza di uomo sei?» Thane abbassò lo sguardo, incapace di sostenere l'espressione torva di lei.

«Hanno raso al suolo la mia casa» disse Roran, «divorato Quimby e quasi distrutto Carvahall. Questi crimini non potevano restare impuniti. Siamo forse un branco di conigli spauriti che accettano il loro destino come viene? No! Abbiamo il diritto di difenderci.» S'interruppe nel vedere Albriech e Baldor che arrancavano con il carro su per la strada. «Ma possiamo parlarne dopo. Adesso dobbiamo prepararci. Chi vuole aiutarci?»

Una quarantina di uomini si offrirono volontari, e tutti insieme lavorarono per rendere Carvahall impenetrabile. Roran faticò senza tregua, inchiodando assi fra le case, accumulando botti piene di pietre per innalzare muraglie improvvisate, e trascinando tronchi da piazzare al centro della strada principale, che bloccarono con due carri rovesciati su un fianco. Mentre Roran correva da un posto all'altro, Katrina lo intercettò in un vicolo secondario. Lo abbracciò forte, poi gli disse: «Sono felice che tu sia tornato sano e salvo.»

Lui le sfiorò le labbra con un bacio. «Katrina... voglio parlarti non appena avremo finito.» Lei sorrise incerta, ma con un barlume di speranza. «Avevi ragione. È stato sciocco da parte mia aspettare. Ogni momento passato insieme è prezioso, e non ho intenzione di sprecare il tempo che abbiamo quando un capriccio del fato potrebbe dividerci.» Roran stava gettando acqua sul tetto di paglia della casa di Kiselt perché non prendesse fuoco, quando Parr gridò: «I Ra'zac!»

Roran lasciò cadere il secchio e corse ai carri, dove aveva lasciato il martello. Mentre afferrava l'arma, vide un solo Ra'zac in sella a un cavallo in fondo alla strada, fuori tiro degli archi. La creatura era illuminata da una torcia che impugnava nella mano sinistra, mentre la destra era tesa all'indietro, come pronta a scagliare qualcosa. Roran si mise a ridere. «Vuole prenderei a sassate? È troppo lontano anche solo per...» Le parole gli morirono in gola quando il Ra'zac abbassò il braccio e una fiala di vetro tracciò un arco nell'aria, infrangendosi contro il carro alla sua destra. Un istante dopo un globo di fuoco fece saltare in aria il carro, mentre l'onda d'urto scaraventava Roran contro un muro.

Cadde bocconi, stordito, ansimando in cerca d'aria. Attraverso il ronzio nelle orecchie, sentì il ritmico galoppo dei cavalli. Si rialzò a fatica e si volse verso il rumore, scansandosi appena in tempo per evitare i Ra'zac che piombavano a Carvahall grazie al varco fiammeggiante aperto fra i carri.

I Ra'zac frenarono le cavalcature e cominciarono a falciare gli uomini intorno. Roran vide tre uomini morire, poi Horst e Loring raggiunsero i Ra'zac e cominciarono a respingerli con i forconi. I paesani non ebbero il tempo di riorganizzarsi, perché i soldati sciamarono attraverso la breccia, uccidendo indiscriminatamente nel buio.

Roran sapeva di doverli fermare, altrimenti Carvahall sarebbe caduta. Balzò su un soldato, cogliendolo di sorpresa, e lo colpì in volto con la parte tagliente del martello.

Il soldato stramazzò senza emettere un lamento. Mentre i commilitoni dell'uomo correvano verso di lui, Roran strappò lo scudo dal braccio inerte del soldato e fece appena in tempo a bloccare il primo colpo.

Indietreggiando verso i Ra'zac, Roran parò un affondo di spada, poi roteò il martello contro il mento dell'uomo, mandandolo a terra. «A me!» gridò. «Difendete le vostre case!» Schivò un fendente, mentre cinque uomini tentavano di accerchiarlo. «A me!»

Baldor fu il primo a rispondere al suo richiamo, poi Albriech. Qualche secondo dopo, arrivarono i figli di Loring, seguiti da una ventina di altri uomini. Dalle vie laterali, donne e bambini scagliavano pietre contro i soldati. «Restate uniti» ordinò Roran, mantenendo la posizione. «Noi siamo molti di più.»

I soldati si fermarono mentre la folla davanti a loro continuava a ingrossarsi. Con oltre cento uomini alle spalle, Roran avanzò lentamente.

«Attaccate, ssstupidi!» strillò un Ra'zac, chinandosi per schivare il forcone di Loring.

Una freccia solitària sibilò verso Roran. La parò con lo scudo e rise. I Ra'zac erano schierati insieme ai soldati, adesso, e sibilavano di frustrazione, fissando i villici con sguardi di fuoco da sotto i cappucci neri. All'improvviso Roran si sentì pervaso da uno strano stordimento che gli impediva qualsiasi mossa; gli era difficile persino pensare. La stanchezza sembrava inchiodargli braccia e gambe.

Dal cuore di Carvahall, proruppe il grido rauco di Brigit. Un secondo dopo, una pietra volò sopra la sua testa, diretta contro il Ra'zac in prima linea, che si scansò a velocità soprannaturale per evitare il proiettile. La distrazione, per quanto minima, liberò la mente di Roran dall'influenza soporifera. Magia? si domandò.

Lasciò cadere lo scudo, afferrò il martello con entrambe le mani e lo levò sopra la testa, proprio come faceva Horst quando batteva il metallo. Roran si alzò in punta di piedi, inarcò il corpo all'indietro, poi abbassò le braccia di colpo ruggendo un possente huhl Il martello piroettò in aria e rimbalzò sullo scudo del Ra'zac, lasciando una profonda ammaccatura.

I due attacchi bastarono a disgregare gli ultimi residui dello strano potere del Ra'zac. I due si scambiarono rapidi schiocchi, mentre gli uomini sbraitavano e avanzavano minacciosi. I Ra'zac strattonarono le redini e fecero voltare i cavalli.

«Ritirata» ringhiarono, passando fra i soldati. I guerrieri cremisi cominciarono a indietreggiare da Carvahall, agitando le spade contro chiunque osasse avvicinarsi troppo. Soltanto quando furono a una discreta distanza dai carri in fiamme, osarono voltare la schiena.

Roran sospirò e recuperò il martello, sentendo per la prima volta il dolore dei lividi sul fianco e sulla schiena, dove aveva urtato contro il muro. Chinò la testa nel vedere che l'esplosione aveva ucciso Parr. Altri nove uomini erano morti. Già le mogli e le madri levavano al cielo notturno i loro lamenti di dolore.

Com'e potuto succedere quii

«Venite tutti!» chiamò Baldor.

Roran battè le palpebre e barcollò verso il centro della strada, dove si trovava Baldor. Un Ra'zac era curvo come uno scarafaggio sulla sella del cavallo, a non più di venti iarde da loro. La creatura tese un indice adunco verso Roran e disse: «Tu... tu hai lo ssstesso odore di tuo cugino. Non dimentico mai un odore.»

«Cosa vuoi?» gridò Roran. «Perché siete qui?»

Il Ra'zac emise un'orribile risatina da insetto. «Vogliamo... informazioni.» Si guardò alle spalle, dove i suoi compagni si erano già dileguati, poi gridò: «Lasssciateci Roran, e sssarete venduti come ssschiavi. Proteggetelo, e vi mangeremo tutti. Ci darete la vossstra risssposta quando torneremo. E fate che sssia quella giusssta.»

AZ SWELDN RAK ANHÙIN

La luce inondò il tunnel quando le porte si spalancarono. Con una smorfia, Eragon socchiuse gli occhi, non più avvezzi alla luce del giorno dopo tutto il tempo passato sotto terra. Al suo fianco, Saphira sibilò e inarcò il collo per vedere meglio la loro destinazione.

Avevano impiegato due interi giorni per attraversare il passaggio sotterraneo dal Farthen Dùr, anche se a Eragon era sembrato molto di più, per colpa del buio eterno e del silenzio che incuteva nel gruppo. Ricordava di aver scambiato con gli altri al massimo una decina di parole, durante le soste.

Eragon aveva sperato di sapere qualcosa di più sul conto di Arya, mentre viaggiavano insieme, ma l'unica informazione l'aveva ottenuta grazie al proprio spirito di osservazione. Non aveva mai mangiato con l'elfa prima, ed era rimasto sorpreso nel vedere che si era portata una provvista personale e non mangiava carne. Quando le aveva chiesto spiegazioni, lei si era limitata a rispondere: «Nemmeno tu mangerai più carne di animale quando avrai terminato il tuo addestramento, o se lo farai, sarà in rarissime occasioni.»

«Perché dovrei smettere di mangiare la carne?» domandò lui, accigliato.

«Non so spiegartelo a parole, ma capirai quando arriveremo a Ellesméra.»

Ma adesso che correva verso l'uscita, non pensava ad altro che alla meta agognata. Si ritrovò in cima a un rilievo di granito, che sovrastava di oltre cento piedi un lago dalle sfumature violacee, splendente sotto il sole a oriente. Al pari del Kóstha-mérna, lo specchio d'acqua si estendeva da montagna a montagna, riempiendo il fondo valle. Sulla sponda opposta del lago, il fiume Az Ragni scorreva verso nord, serpeggiando fra i monti finché in lontananza si perdeva fra le pianure a est.

Alla sua destra, le montagne erano spoglie, fatta eccezione per qualche raro sentiero, ma alla sua sinistra... alla sua sinistra c'era la città dei nani, Tarnag. Qui i nani avevano rimodellato gli immutabili Monti Beor in una serie di terrazze. Quelle più basse erano in gran parte fattorie scure mezzelune di terra in attesa della semina - punteggiate da basse e tozze casupole che, da lontano almeno, sembravano costruite interamente di pietra. Al di sopra di quelle brulle terrazze si susseguivano vari livelli di edifici comunicanti, che culminavano in una gigantesca cupola bianca e oro. Era come se la città non fosse altro che un'enorme scalinata che conduceva alla cupola, scintillante come un opale, una perla lattiginosa in cima a una piramide di grigia ardesia.

Orik anticipò la sua domanda, dicendo: «Quello è Celbedeil, il più grande tempio della razza nana, dimora del Dùrgrimst Quan, il clan dei Quan, che sono servi e messaggèri degli dei.»

Sono loro a governare Tarnag? chiese Saphira, ed Eragon ripetè la domanda ad alta voce.

«Nooo» fece Arya, sorpassandoli. «Anche se i Quan sono forti, il loro numero è esiguo, malgrado il potere che detengono sull'aldilà... e sull'oro. Sono i Ragni Hefthyn, i Guardiani del Fiume, che controllano Tarnag. Saremo ospiti del loro capoclan, Ùndin, finché restiamo qui.»

Mentre seguivano l'elfa giù dal pendio roccioso, attraversando l'arida foresta che ricopriva la montagna, Orik mormorò a Eragon: «Non farci caso. Non sopporta i Quan, e ogni volta che visita Tarnag e parla con un sacerdote, si scatenano discussioni così feroci da terrorizzare un Kull.»

«Arya?»

Orik annuì sogghignando. «Non ne so molto, ma ho sentito dire che non approva le pratiche dei Quan. A quanto pare gli elfi disdegnano il "borbottare all'aria in cerca di aiuto".»

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